Sion83 |
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| L'indagine di Maigret a passeggio per Parigi Uno dei temi che caratterizzano Simenon è la «fuga iniziatica»: un personaggio rispettabile vede la sua vita rovinata da un incidente e molla tutto ma, abbandonata la famiglia e il lavoro, perduto in un'esistenza marginale, trova la libertà. Fuggiaschi di questa specie s'incontrano in diversi romanzi, ma se ne ha la raffigurazione estrema in un paio di «Maigret». Uno di questi è Maigret e il barbone (1963), appena pubblicato da Adelphi. La rivincita di un pover'uomo ha qui per protagonista un ex medico, massacrato di botte sotto un ponte, a Parigi, e scaraventato nella Senna. Un caso banale, eppure Maigret ne viene attratto: non ha idea di quello che può essere accaduto e sembra non avere fretta di appurarlo. Si lascia impregnare dal «problema umano». La conclusione giudiziaria risulterà appartenere a un altro mondo da quello in cui l'intima verità della storia (suggerita dal protagonista: «Impossibile giudicare») ha un qualche senso. Il libro si raccomanda anche per due scene di assoluta bellezza. La prima, all'inizio. È la fine di marzo, l'aria ha il profumo e la limpidezza della primavera: Maigret cammina tranquillo, curioso della vita che lo circonda. Nulla di solenne, ma quella Parigi rimane impressa nella memoria. L'altra scena è a pagina 46, ufficio di Maigret, nella stanza ci sono il commissario e Lapoint: «Sul davanzale della finestra un passero li guardava agitarsi in quello che ai suoi occhi doveva essere un nido di uomini». Roberto Iasoni 07 gennaio 2009
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