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Sion83
view post Posted on 7/1/2009, 12:47




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GAZA, COMINCIATA LA TREGUA DI TRE ORE

GERUSALEMME - Israele ha interrotto i bombardamenti a Gaza per tre ore a partire dalle 13:00 locali (12:00 italiane) "per ragioni umanitarie". Lo ha dichiarato un portavoce militare.

Le unità di fanteria e i blindati israeliani hanno evacuato questa mattina il settore della città di Khan Younes nel sud della striscia di Gaza. Lo hanno indicato testimoni palestinesi all'Afp. Decine di carri armati hanno lasciato la zona che avevano occupato ieri e si sono ritirati dal lato israeliano del recinto di sicurezza, hanno aggiunto i testimoni. Un portavoce dell'esercito si è rifiutato di confermare o di smentire il ritiro. I carri israeliani erano penetrati nella zona di Khan Younis ieri mattina nell'ambito dell'operazione 'Piombo fuso' lanciata il 27 dicembre contro Hamas.

Due miliziani palestinesi sono rimasti uccisi nella nottata nella striscia di Gaza nel corso di bombardamenti israeliani. Fonti mediche locali hanno reso noto che finora sono almeno 660 i palestinesi rimasti uccisi dall'inizio delle ostilità e circa tremila i feriti. Fonti locali precisano che combattimenti sono oggi in corso nel rione di Tufah, a est di Gaza, e che diverse persone sono rimaste ferite. La aviazione e la marina militare israeliana, secondo le fonti, hanno colpito obiettivi nella zona di Rafah (nel sud della Striscia) e del campo profughi di Nusseirat.

L'ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Gabriela Shalev, ha affermato che lo Stato ebraico "prende molto seriamente" la proposta egiziana per un cessate il fuoco a Gaza. "Sono sicura che la proposta vada considerata. Se verrà accettata questo lo vedremo, ma comunque la prendiamo molto, molto seriamente", ha spiegato la Shalev ieri sera, a margine del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

FRATTINI, TREGUA TRE ORE PRIMO SPIRAGLIO CESSATE FUOCO
La tregua di tre ore al giorno annunciata da Israele nella Striscia di Gaza è da "perseguire con pervicacia perché è il primo spiraglio a una tregua permanente". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nel corso della trasmissione Radio Anch'io su Radio 1.
Per garantire il rispetto della tregua di tre ore al giorno annunciata da Israele nella Striscia di Gaza, "occorre un controllo sul flusso e sul traffico di armi che alimentano Hamas", affidato "non solo a personale internazionale, ma anche a personale di Abu Mazen, dell'Autorità nazionale palestinese. Loro devono riprendere il controllo delle frontiere". Ha detto il ministro degli Esteri. Ma "é chiaro - ha aggiunto Frattini - che questo deve implicare una mediazione araba. La mediazione egiziana forse può riuscire dove in passato aveva fallito e spiegare a un'organizzazione con cui noi non trattiamo, cioé Hamas, che devono accettare il governo legittimo di Abu Mazen". "Altrimenti una presenza solo europea non sarà sufficiente", ha concluso il ministro riferendosi alla possibilità di dispiegare una forza internazionale alla frontiera tra la Striscia di Gaza e l'Egitto quando sarà conclusa l'offensiva israeliana.

RAZZI PALESTINESI SU CITTA' ISRAELIANE
Diversi razzi palestinesi sparati dalla striscia di Gaza sono esplosi oggi nelle città israeliane di Ashdod, Ashqelon e Sderot. Ad Ashqelon sono stati colpiti due edifici, ma non si ha notizia di vittime. Quasi un milione di israeliani che vivono in località situate fino a 45 chilometri da Gaza sono costretti anche oggi a restare vicino a rifugi e ad aree protette. Le scuole restano chiuse, per ragioni prudenziali
 
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Sion83
view post Posted on 7/1/2009, 13:08




ENI: "DA STAMATTINA BLOCCO FORNITURA GAS DA RUSSIA"

ROMA - "Dalle ore 01.00 di questa mattina stiamo registrando una sostanziale interruzione del gas proveniente dal gasdotto TAG". E' quanto rende noto, in un comunicato, l'Eni in relazione al taglio delle forniture dalla Russia.

La Russia ha interrotto oggi tutti i rifornimenti di gas destinato all'Europa attraverso il territorio ucraino. Lo ha annunciato all'Afp il portavoce della società ucraina degli idrocarburi Naftogaz.

Le trattative tra Mosca e Kiev sui contratti del gas riprenderanno domani a mezzogiorno. Lo ha reso noto il capo dell'ente energetico ucraino Naftogaz Ukraini.

Oleg Dubina, il capo di Naftogaz Ukraini, ha detto di avere incontrato un rappresentante di Gazprom di stanza a Kiev e di aver discusso gli ultimi sviluppi con il commissario Ue per l'energia Andreas Piebalgs. "A Bruxelles non hanno chiara la posizione di Gazprom sul conflitto", ha aggiunto.

Il presidente ucraino Viktor Iushenko ha inviato un messaggio al collega russo Dmitri Medvedev per chiedere di riprendere le trattative sul gas.
Nel messaggio Iushenko chiede al collega russo che Gazprom riprenda le forniture "nei volumi del 31 dicembre 2008", prima cioé della sospensione delle forniture all'Ucraina, sospese perché Kiev non ha saldato integralmente il suo debito con la parte russa.
 
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Sion83
view post Posted on 8/1/2009, 11:58




E sulle prossime elezioni in Israele e Palstina: «Si scelgano leader per la pace»
«Tregua a Gaza, la guerra non risolve»
Benedetto XVI al corpo diplomatico accreditato alla Santa Sede: auspico un immediato stop alle armi


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Papa Benedetto XVI (Ansa)
CITTA' DEL VATICANO - Le violenze di questi giorni in Terra Santa stanno provocando sofferenze soprattutto alle popolazioni civili, per questo è quanto mai urgente che torni - sotto la spinta della comunitá internazionale - la tregua nella Striscia di Gaza, anche perchè l'opzione militare, da qualunque parte essa provenga, non è mai una soluzione. È quanto ha affermato questa mattina Benedetto XVI nel corso del discorso pronunciato in occasione del consueto scambio di auguri per il nuovo anno con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

«OPZIONE MILITARE? NON E' SOLUZIONE» - «La nascita di Cristo nella povera grotta di Betlemme - ha affermato Benedetto XVI - ci conduce naturalmente ad evocare la situazione nel Medio-Oriente e, in primo luogo, in Terra Santa, dove, in questi giorni, assistiamo ad una recrudescenza di violenza che provoca danni e immense sofferenze alle popolazioni civili». «Questa situazione -ha aggiunto il Pontefice - complica ancora la ricerca di una via d'uscita dal conflitto tra Israeliani e Palestinesi, vivamente desiderata da molti di essi e dal mondo intero. Una volta di più, vorrei ripetere che l'opzione militare non è una soluzione e che la violenza, da qualunque parte essa provenga e qualsiasi forma assuma, va condannata fermamente». «Auspico - ha aggiunto Ratzinger - che, con l'impegno determinante della comunità internazionale, la tregua nella striscia di Gaza sia rimessa in vigore - ciò che è indispensabile per ridare condizioni di vita accettabili alla popolazione - e che siano rilanciati i negoziati di pace rinunciando all'odio, alle provocazioni e all'uso delle armi».

«ELEZIONI PER LA PACE» - Il Papa ha espresso anche l'auspicio che le prossime scadenze elettorali che interessano la Terra Santa - le elezioni in Israele e il rinnovo della leadership palestinese di Abu Mazen giunto alla scadenza del mandato - portino alla guida dei due popoli dirigenti determinati a far progredire il processo di pace. «È molto importante che - ha affermato Ratzinger - in occasione delle scadenze elettorali cruciali che interesseranno molti abitanti della regione nei prossimi mesi, emergano dirigenti capaci di far avanzare con determinazione questo processo e di guidare i loro popoli verso la difficile ma indispensabile riconciliazione». «A questa non si potrá giungere - ha osservato ancora il Pontefice - senza adottare un approccio globale ai problemi di quei Paesi, nel rispetto delle aspirazioni e degli interessi legittimi di tutte le popolazioni coinvolte».
(Adnkronos)


Corriere della sera
 
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Sion83
view post Posted on 9/1/2009, 11:00




Uccisi due barellieri dell'Agenzia per i rifugiati
«Rischi a Gaza»: l'Onu ferma gli aiuti
E la Croce Rossa denuncia: «L'esercito ebraico ostacola i soccorsi»

DAL NOSTRO INVIATO
YAD MORDECHAI (Israele) — Orribile, dicono. Un furgone E-350 bianco posteggia all'ultimo check-point verso Gaza, s'apre il portellone, scendono due occhi che non sanno se dire l'ira o l'orrore: «Abbiamo trovato quattro bambini vivi...», dice un barelliere. Vivi, ma con la morte tutt'intorno. La casa dei piccoli zombi stava a Zeitun, una delle zone bombardate pesante fin dal primo giorno. E quel che i barellieri raccontano era così impressionante da lasciare senza parole: «C'erano quattro bambini, spossati e denutriti. Non riuscivano ad alzarsi. Stavano sdraiati e in mezzo a loro la madre, morta. In un'altra casa, lì vicino, quindici persone ferite. In un'altra ancora, tre cadaveri».

TESTIMONIANZA - La testimonianza è dettagliata, finisce subito in un rapporto. E in una nota durissima della Croce rossa internazionale: «I nostri operatori hanno impiegato quattro giorni, a raggiungere Zeitun. Le forze israeliane rallentano in tutti i modi il nostro intervento. Questo è inaccettabile ». Inaccettabile, protesta anche l'Onu. Soccorrere nella Striscia diventa sempre più difficile. E se Hamas non si fa problemi a lanciare quattro razzi nelle tre ore di tregua, i soliti sedici in tutta la giornata, quando si spara tocca agl'internazionali rischiare la pelle e a volte rimettercela: ieri sono stati uccisi due lettighieri dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, la stessa che gestiva la scuola del massacro di Jabalya. «Avevano l'insegna ben visibile — dicono dall'Onu — e il giubbotto dell'organizzazione». Non c'è mai stata molta simpatia fra l'Unrwa e Tsahal, l'esercito israeliano: nel 2004, battaglia di Al Zeitun, si scoprì che le ambulanze servivano in realtà a evacuare feriti assieme a terroristi; qualche anno dopo, alcuni letti trasportati su un'autolettiga vennero scambiati per armi, e le forze armate si dovettero scusare con l'Onu. Ora, la tensione è altissima: prima l'Unrwa denuncia che i suoi barellieri sono stati centrati durante le tre ore di tregua, poi si deve correggere, «i colpi sono stati sparati la mattina», a combattimenti in corso. Una guerra furibonda, che lascia sul terreno tre soldati israeliani in un solo giorno.

ERRORE - Resta comunque l'ennesimo errore di mira, la protesta del segretario generale Ban Ki-Moon, la decisione delle organizzazioni umanitarie: basta soccorsi, finché non è garantita la sicurezza a chi li porta. Inaccettabile, dice anche François Fillon, premier di Sarkozy. 712 morti e i 3.500 feriti palestinesi, è finora costata l'operazione Piombo Fuso. Quattordici morti e decine di feriti fra gl'israeliani, ultima appendice agli ottomila razzi che Hamas ha lanciato sulle loro città negli ultimi sette anni, colpendo spesso anche compound di Kerem Shalom e d'altre organizzazioni umanitarie, o la centrale elettrica di Ashkelon che da sola forniva il 65% dell'elettricità a tutta la Striscia. Oggi scade il mandato di Abu Mazen, ma il secondo venerdì di preghiera che Hamas ha proclamato «Giorno della rabbia» non dovrebbe riguardarlo: il presidente resterà alla Muqata un altro anno, ed è lo stesso movimento islamico a non voler porre ora la questione, «perché abbiamo altri problemi». Uno su tutti: sì o no alla proposta Sarkozy-Mubarak? La risposta è in sospeso. Ma la galassia fondamentalista ha già deciso. Dai Fratelli musulmani egiziani a Jihad, ai siriani del Flp, tutti d'accordo: pollice verso..

Francesco Battistini
09 gennaio 2009
corriere della sera
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protagonisti di un aspro scontro sull'inchiesta «Why Not», il mese scorso
Alfano : «Trasferire sette magistrati
di Salerno e Catanzaro»
Per il capo della procura salernitana chiesta la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio

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ROMA - Il ministro della giustizia Angelino Alfano ha chiesto che sei magistrati di Salerno e Catanzaro -- protagonisti di un aspro scontro sull'inchiesta «Why Not», il mese scorso - vengano trasferiti di sede e di funzione e che il capo della procura di Salerno, Luigi Apicella, venga sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Lo hanno riferito oggi fonti del Ministero della Giustizia precisando che la richiesta di Alfano, in via d'urgenza, verrà inviata alla sezione disciplinare del Csm, convocata per domani, che dovrà decidere sulla precedente richiesta del pg della Cassazione di trasferire ad altra sede e ad altre funzioni il solo Apicella.

LA VICENDA - Il mese scorso le procure di Catanzaro e Salerno sono state protagoniste di una contesa sulle perquisizioni e il sequestro degli atti dell'inchiesta «Why not» avocata al pm Luigi de Magistris. Lo scontro tra i due uffici si è aperto dopo che la procura di Salerno ha disposto il sequestro degli atti dell'inchiesta «Why Not», e iscritto nel registro degli indagati diversi magistrati calabresi, che sono stati anche perquisiti. Uno dei pm di Catanzaro ha denunciato di essere stato denudato. Due giorni dopo, la procura di Catanzaro ha proceduto a un atto di controsequestro e indagato sette pm salernitani per abuso d'ufficio. I magistrati delle due procure hanno già detto di avere la coscienza a posto sul come sono andati i fatti. L'indagine salernitana è scaturita da una denuncia dello stesso De Magistris su presunti illeciti nella procedura con la quale gli sono state avocate le inchieste «Why Not» e "Poseidone", in cui erano indagati anche alcuni politici.


09 gennaio 2009
 
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Sion83
view post Posted on 10/1/2009, 10:00




L'Agenzia per i rifugiati ha ottenuto assicurazioni da Gerusalemme
Gaza: l'Onu riprende gli aiuti umanitari
Incursioni aeree israeliane e soldati alle porte di un campo profughi. Hamas prosegue nel lancio di razzi

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GAZA - Le Nazioni Unite hanno annunciato la ripresa della distribuzione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dopo aver ricevuto assicurazioni sulla sicurezza da parte di Israele. L'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), pur denunciando una situazione umanitaria «critica», aveva sospeso da giovedì scorso le sue operazioni a Gaza dopo che uno dei suoi convogli era stato colpito da proiettili d'artiglieria israeliani e un autista palestinese era rimasto ucciso. L'Unrwa ha ricevuto «assicurazioni affidabili che la sicurezza del personale dell'Onu, le sue installazioni e le sue operazioni umanitarie saranno pienamente rispettate». Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha ridotto venerdì le sue attività a Gaza dopo che uno dei suoi veicoli è stato bersaglio di tiri, apparentemente israeliani.

INDAGINE - L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay, vuole un’indagine «credibile, trasparente e indipendente» su quanto accaduto il 4 gennaio a Zeitoun, dove l’esercito israeliano avrebbe bombardato un edificio dove si trovavano 110 civili, di cui moltissimi bambini, uccidendo trenta persone. Secondo diverse testimonianze i civili erano stati condotti in quel luogo proprio dai soldati israeliani «che hanno ordinato loro di restare all’interno», riferisce un comunicato dell’ufficio dell’Onu per il coordinamento umanitario.

AZIONI MILITARI - Soldati israeliani sono state avvistati alla periferia della città di Gaza dopo che all’alba sono avvenute nuove incursioni aeree a Khan Younis e Beit Lahiya. Un palestinese è rimasto ucciso venerdì sera nel corso di un raid aereo in cui è stato colpito un edificio nel campo profughi di Shati. Lo hanno reso noto fonti mediche locali, secondo le quale le vittime palestinesi dell'inizio delle operazioni sono «oltre 800». Hamas ha proseguito nel lancio di razzi contro Israele e ha affermato di aver colpito una base militare israeliana a 27 chilometri da Tel Aviv.

DIPLOMAZIA - Il ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, ha denunciato Israele e Hamas per il «totale mancato rispetto» della risoluzione 1860 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con la quale si chiede un immediato cessate il fuoco. Secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, Israele ha respinto la risoluzione Onu «perché non si sente rassicurata sulla possibilità che Hamas, che ha provocato questa tragedia violando la tregua, la smetta di riarmarsi e lanciare razzi». Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, si è rifiutata di indicare i tempi dell'operazione «Piombo fuso», precisando però che non si tratta di una «occupazione».


10 gennaio 2009

corriere della sera


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In 200 al pronto soccorso per cadute sui marciapiedi ghiacciati
Milano chiede aiuto ai soldati
per togliere la neve dalle strade
Gaffe sulle scuole: sbagliato l'annuncio, una su sei resta chiusa


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MILANO — Ci sono i soldati, ma sarebbero dovuti esserci professori e bidelli: in un istituto superiore su 6, a Milano, non s'è fatta lezione. Mercoledì, alle 13, la Provincia aveva comunicato ai presidi (senza averne la competenza) la chiusura dei licei; immediato il tam-tam di comunicazioni a personale e a studenti. Tardivo, alle 18, l'annuncio del Comune dell'apertura delle scuole. Così ieri, mamme e ragazzi furiosi davanti ai cancelli sigillati. Peccato. Sembrava che i problemi fossero acqua passata. Grazie alla pioggia che ha dato una bella lavata, la città s'è infatti ripresa dallo choc, dopo quell'altroieri di strade e marciapiedi impraticabili, di quasi 200 persone al pronto soccorso. E di spalatori assenti. Ne servivano 1.500, erano 400. Siccome proprio non se ne trovano, il sindaco Moratti ha chiesto al Governo 600 militari. Già in serata, un centinaio erano al lavoro. Ragazzi alle prime armi, armati di badile. Lo saranno anche nei prossimi giorni.





NUOVO ALLARME - La Protezione civile ha emesso un nuovo allarme, stavolta per il gelo. In tutto il Nord. Non si ferma, il maltempo. Che comunque, ha detto il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, ha visto un sistema difensivo «reggere». Anzi, il piano neve, corposo nei numeri — secondo i dati diffusi dal Viminale, nelle ultime 48 ore in Italia sono state impiegati 2mila pattuglie delle polstrada e un migliaio di mezzi Anas — «ha retto davvero bene». Certo, ha detto Bertolaso, servirebbe «maggiore cautela» sul numero delle vittime, nel senso che «si può sì imputare alla neve il decesso del povero Mauro Bertini » a Milano, travolto dal crollo di una tettoia nella casa dove stava in affitto, ma non i decessi degli incidenti stradali «che accadono sempre». A proposito di vittime: ieri un 53enne è stato trovato senza vita fuori dalla sua abitazione di montagna, non lontano da Merano, in una zona isolata, e parecchio fredda. Forse ha avuto un malore, forse ha provato a chiedere aiuto ma nei dintorni non c'era nessuno. Non sono più un'emergenza i depositi vuoti di sale: a Torino, sono arrivate 150 tonnellate, specie trasportati da tir partiti dalla Valle d'Aosta e dal Veneto. Riempiti i serbatoi pure a Milano, che mercoledì era rimasta presto, molto presto, senza manco un grammo. Di nuovo Bertolaso: «Noi avevamo avvisato di aumentare le scorte di sale. È ovvio che le tante nevicate le hanno esaurite». Nessuna contromisura possibile per le temperature che s'annunciano in forte calo — si potrà scendere fino a meno cinque — e per il vento, con certe terribili raffiche: a Trieste, si sono registrare punte massime di 132 chilometri all'ora. Ma alla fine non verranno del tutto a nuocere, le avverse condizioni met eo. Almeno secondo la Coldiretti: «Bene le abbondanti nevicate. Eviteranno il rischio siccità». Rimanendo in settore, ecco però la Cia, la Confederazione italiana agricoltori: «Il maltempo rischia di creare forti ripercussioni. State attenti ai possibili rincari e alle speculazioni per insalate, carciofi, radicchio e zucchine». Allora, occhio alle previsioni e ai soldi. Anche la candida neve ha il suo prezzo. Dopo i ritardi dei treni di mercoledì (in panne vari convogli, compresi il potente e ultratecnologico Frecciarossa), il Codacons chiede a Trenitalia i rimborsi dei biglietti per quei passeggeri rimasti ad attendere invano sulle banchine il passaggio dei convogli, un'attesa naturalmente al gelo.

Andrea Galli
09 gennaio 2009

Corriere della sera
 
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Sion83
view post Posted on 11/1/2009, 10:32




Sono 850 le vittime palestinesi di 16 giorni di offensiva israeliana
Gaza: altri 60 obiettivi colpiti
da Israele, 4 palestinesi uccisi
Razzi lanciati dalla Striscia hanno colpito Beersheva provocando danni materiali ma non vittime

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GAZA - Esplosioni e fiamme hanno illuminato il cielo sopra Gaza durante la notte, mentre numerosi carri armati si sono avvicinati alla Striscia, a segnalare l’allargamento delle operazioni militari. Le forze armate israeliane hanno annunciato di avere bombardato 60 obiettivi durante la notte fra sabato e domenica, mentre secondo fonti mediche il bilancio delle vittime è di quattro palestinesi uccisi, forse si tratta di bambini. L'aviazione - ha detto un portavoce militare - ha colpito tra l'altro tunnel usati per il contrabbando di armi e una moschea nel sud della Striscia di Gaza, trasformata in deposito di armi e luogo di addestramento.

DIECI ATTACCHI AEREI - La fonte ha parlato anche di dieci attacchi aerei contro gruppi armati palestinesi e segnalato una serie di scontri tra miliziani e fanteria israeliana. Non ha riferito di perdite tra i soldati di Tsahal. Secondo fonti mediche quattro palestinesi sono stati uccisi e una decine feriti nella notte in tutta la Striscia di Gaza. Non è stato specificato se si tratti di miliziani o civili. Sempre nella notte tre razzi sono stati lanciati dalla Striscia contro il territorio israeliano. Hanno colpito Beersheva provocando danni materiali ma non vittime. Secondo le testimonianze di medici palestinesi, gli israeliani hanno lanciato bombe al fosforo contro numerose abitazioni a Khouza, nel sud. Una donna è stata uccisa e almeno cento persone sono state ferite, per lo più ustionate o intossicate. Il portavoce dell’esercito israeliano ha categoricamente smentito l’uso di armi al fosforo bianco. Anche ad est e a nord della Striscia sono in corso violenti combattimenti, dichiarano fonti di Hamas, in particolare ad Ajlin e Zeitoun. Secondo i medici sabato sono state uccise almeno 30 persone, poche delle quali erano militanti di Hamas. Sono 850 le vittime palestinesi di 16 giorni di offensiva israeliana.


11 gennaio 2009
 
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Sion83
view post Posted on 14/1/2009, 09:55




Tra le vittime di Gaza: il sangue e le accuse
Viaggio nella Striscia arrivando dall'Egitto. I racconti nell'ospedale: «Colpiti soprattutto i civili»

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YUNIS (Striscia di Gaza) — Entriamo verso le 14.00 con il bus egiziano scalcagnato dal posto di frontiera a Rafah. C'è un'atmosfera tesissima, Israele per tutta la mattina ha bombardato i tunnel lungo il confine. I caccia nel cielo, il fischio, lo scoppio, profondo, terrificante. Alcune bombe sono cadute poche decine di metri da qui, infrangendo parte delle vetrate al terminal egiziano. Sul bus siamo in due. L'altro passeggero è un dottore palestinese che rientra a casa. Dall'altra parte, in «Hamasland», non ci sono sentinelle armate, solo un paio di uomini barbuti con vestiti bruni impolverati che parlano al walkie talkie.

Per lasciare il terminal ci si muove in ambulanza: tutti, indistintamente. Le strade sono vuote. Solo tre vecchie Mercedes lungo i quattro chilometri che portano all'ospedale europeo nella zona palestinese di Rafah. Qui è la regione dei tunnel, la più colpita dagli israeliani. Chi può se ne sta ben lontano. Molte case sono abbandonate, alcuni capannoni sono chiusi, serrati. Si notano invece molti carretti tirati da muli, non utilizzano benzina (ora costa un dollaro e mezzo al litro, il triplo di un mese fa). La maggioranza dei negozi è chiusa, ma dicono che qui le scuole sono aperte di mattina e a ogni tregua i contadini tornano a lavorare nei campi, anche quelli più a rischio.

L'entrata all'ospedale è accompagnata dal grido corale « shahìd, shahìd » (martire). Sono due barelle arrossate di sangue e sopra due morti. Uomini, giovani, il cervello che cola dalla testa. Alcune donne vestite di nero, il volto scoperto, invocano Allah, piangono. Quando vedono un giornalista occidentale inveiscono contro Israele e i suoi «crimini nazisti». Seguono alcuni feriti, almeno sei. Uno è scosso da tremiti continui. Anche lui ferito alla testa. Il volto è irriconoscibile, il naso aperto, gli occhi sbarrati.

Oggi Israele ha colpito duro i villaggi della zona sud orientale, quelli che guardano al deserto del Negev. Risuonano continuamente i nomi di due località: Abasan e Kuza, rispettivamente 25.000 e 16.000 abitanti. «Praticamente tutte le vittime gravi delle ultime ventiquattro ore vengono da quei due villaggi. Il nostro ospedale manda i casi più difficili all'ospedale più importante, il "Nasser" di Khan Yunis », spiega Kamal Mussa, direttore amministrativo dell'istituto. Qui regna il caos. I guardiani lasciano entrare tutti al pronto soccorso. I medici appaiono professionali, molti di loro hanno studiato all'estero, al Cairo, ma anche in Italia, Francia e negli Stati Uniti. Non mancano medicinali, né macchinari. Pure la folla è troppa, il pronto soccorso ne è sommerso. «Gli israeliani non hanno umanità, sparano nel mucchio, non distinguono tra soldati e civili, mirano ai bambini, sparano sulle case», gridano i membri dei clan tribali più colpiti, i Qodeh e Argelah.

Un dato sembra evidente, almeno per il sud di Gaza: non c'è malnutrizione. Nonostante l'aumento dei prezzi, la mancanza di alcuni generi alimentari, il blocco dei movimenti, a Gaza nessuno muore di fame. «La situazione è molto peggiore nei grandi campi profughi più a nord, come quello di Jabaliah. Ma qui nel sud il cibo non manca», dice Saber Sarafandi, dottore internista di 30 anni. Lui e il suo collega infermiere, Mohammad Lafi, appena tornato da un lungo corso di perfezionamento negli Stati Uniti, a New Orleans, sono evidentemente dei moderati. Hanno ben poco da spartire con la cultura della guerra santa e del fondamentalismo islamico propagandata da Hamas. Anzi, guardano con un certo fastidio ai ragazzi dalla barba lunga e l'uniforme nera che si muovono nell'atrio dell'accettazione. Eppure di un fatto sono convinti: «E' vero che Hamas ha rotto la tregua e ha fatto precipitare l'inizio dei combattimenti il 27 dicembre. Ma Israele ci stava prendendo per il collo, non avevano alternativa. I fatti gravi non sono neppure tanto gli omicidi mirati, perpetrati da Israele anche ai tempi della tregua. Sono piuttosto il sigillare Gaza come una grande prigione. La scelta di Hamas è stata tra l'essere uccisi a fuoco lento, oppure velocemente nella guerra. E hanno giustamente scelto lo scontro subito, un grido al mondo. E così facendo sta catturando le simpatie della popolazione. Hamas è oggi più forte che mai tra la nostra gente».

Alle sette di sera cala il buio. Non c'è illuminazione pubblica. Le finestre delle abitazioni sono serrate. E' allora che un'ambulanza nuova fiammante, appena arrivata dall'Egitto, offre un passaggio per l'ospedale centrale di Khan Yunis. Il viaggio nella notte più nera prende meno di venti minuti. Le strade sono semivuote, ma comunque più popolate del pomeriggio. Si vedono soprattutto giovani uomini, apparentemente disarmati. Per un secondo il mezzo si ferma a raccogliere un medico che porta con sé un bambino di quattro giorni. Vicino c'è una botteguccia che vende bombole di gas da cucina. «Sono diventate una rarità — spiega Amal, l'ambulanziere —. Prima costavano 35 shequel israeliani, adesso superano i 400». Così ci si industria a cercare legna da ardere per cucinare sul pavimento.

Il «Nasser» è presidiato da centinaia di ragazzi. Tanti perdono tempo, si sentono importanti a contare i morti. Tanti altri sono però palesemente militanti di Hamas, che guardano con un misto di sospetto e curiosità ogni occidentale che entra. E' il direttore amministrativo del «Nasser», We'am Fares, a fornire nel dettaglio le cifre della guerra. Sul muro dietro la sua scrivania c'è la foto di Yasser Arafat e frasi del Corano incorniciate. Tutti i 350 letti dell'ospedale sono occupati. «Solo oggi abbiamo ricevuto 12 morti e 48 feriti di età comprese tra i 13 e 75 anni. Dal 27 dicembre i morti da noi sono stati 680, i feriti curati 183, tra tutti almeno il 35 per cento sono bambini minori di 14 anni ».

Appare invece difficilissimo trovare risposte certe all'uso delle bombe al fosforo. Gli israeliani le hanno utilizzate o no, è possibile vedere qualche ferito? «Certo che le hanno usate, contro tutte le convenzioni internazionali. Qui a Khan Yunis abbiamo contato almeno 18 feriti e 7 morti», dicono all'unisono medici e infermieri. C'è un problema però: «Non si possono vedere. Tutti i feriti da armi al fosforo sono già stati trasferiti all'estero, specie in Egitto e Qatar». Resta vago anche Christophe Oberlin, un chirurgo di Parigi arrivato 3 giorni fa per conto del governo francese: «Io personalmente non ne ho visti di feriti da fosforo e non so se potrei davvero distinguerli dagli altri feriti, non sono un medico di guerra». Però di un fatto è sicuro: «Gli israeliani dicono che solo il 30 per cento delle vittime palestinesi sono civili. Questa è una palese menzogna, sono pronto a testimoniarlo davanti a qualsiasi tribunale internazionale. È vero il contrario: almeno l'80 per cento delle vittime sono bambini, anche piccolissimi, donne, anziani. Qui si sta sparando contro la società civile senza porsi troppi problemi. E le ferite che ho visto sono orribili. Moltissimi dei pazienti muoiono sotto i ferri». Verso le dieci di sera arrivano altre ambulanze cariche di feriti. Una scena carica di dolore, alleviata solo dal grande sorriso di Asma, una bambina di 10 anni ferita al torace, ma che parla veloce, quasi allegra e promette che da grande andrà all'università.

Lorenzo Cremonesi
14 gennaio 2009

Corriere della sera
 
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"Shura"
view post Posted on 14/1/2009, 10:08




Nello scalo milanese agitazione dei lavoratori aeroportuali che temono per il posto
Decolla Cai, protesta e ritardi a Malpensa
Roma-Buenos Aires e Milano-San Paolo le rotte su cui ha debuttato la nuova compagnia. Pochi i passeggeri

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MILANO - La «nuova Alitalia» ha preso il volo. Dopo la presentazione ufficiale di lunedì pomeriggio dei contenuti dell'intesa tra Cai e Air France, la nuova partnership destinata a garantire un futuro di respiro internazionale alla ex compagnia di bandiera, la giornata di oggi ha sancito l'avvio operativo della compagnia nata dalla fusione di Alitalia e AirOne.

PROTESTE A MALPENSA - Un avvio segnato anche da momenti di forte protesta: i lavoratori di Malpensa hanno inscenato una manifestazione nell'area dei check in che dopo le 8,30 ha bloccato la regolare operatività dei voli della nuova compagnia. I manifestanti protestano contro l'intesa tra Cai e Air France, a scapito dunque di un possibile accordo con Lufthansa, considerata deleteria per lo scalo varesino dove si teme la perdita di centinaia di posti di lavoro.

Le organizzazioni sindacali sollecitano ora il governo alla liberalizzazione dei diritti di traffico così da permettere ad altre compagnie di avviare nuovi collegamenti da Malpensa verso destinazioni internazionali. Ritardi nei voli - e qualche cancellazione (7 partenze e 4 arrivi cancellati e ritardi medi di 40 minuti) - sono stati segnalati anche a Linate. E a Fiumicino hanno deciso di alzare la voce i lavoratori della Cooperativa S.A.R. (Servizi Automobilistici Roma) che era addetta al trasporto di piloti e assistenti di volo della vecchia Alitalia (venivano accompagnati nel tragitto tra la capitale e l'aeroporto; ora devono utilizzare mezzi propri): una trentina di operatori staziona ha urlato slogan e cecato di rallentare il passaggio dei mezzi: «Era un servizio che portavamo avanti da trent'anni e quindi ci sentivamo parte di questa azienda - dice Giulio Menghini, presidente della Cooperativa - abbiamo sempre operato in maniera corretta, senza mai neppure mezz'ora di sciopero. Questo è il ringraziamento per i 200 i lavoratori coinvolti».

«ULTIME MANIFESTAZIONI» - «Credo che siano le ultime manifestazioni che riguardano una minima parte dei problemi che abbiamo dovuto affrontare dal punto di vista sindacale» è stato il commento del presidente di Cai-Alitalia, Roberto Colaninno, intervenuto a Panorama del giorno. «Lufthansa ed Air France sono due grandi multinazionali, hanno le loro strategie e le loro tattiche - ha poi detto Colaninno tornando sul perché alla fine la scelta della partnership internazionale sia caduta sui transalpini -. Air France si è aperta a noi circa un mese e mezzo fa, ha gestito rapporti concreti, e ci siamo trovati a discutere di contratti e condizioni. Con Lufthansa invece nonostante le mie telefonate non sono mai riuscito ad avere un appuntamento con il presidente e l'ad della compagnia. Lufthansa ha diritto ad avere una sua strategia, ma anche noi ad avere la nostra. Noi abbiamo ricevuto due lettere di Lufthansa, la seconda è arrivata solo ieri a mezz'ora dal Cda».

SACCONI: «NUOVE REGOLE PER GLI SCIOPERI» - Dopo le ultime agitazioni il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha osservato che «si deve garantire la continuità del servizio. Penso - ha aggiunto - che sia davvero giunta l'ora di riformare, come ho già annunciato, la regolazione dello sciopero nei servizi di pubblica utilità».

A FIUMICINO - All'aeroporto di Fiumicino i primi banchi di check-in Alitalia hanno aperto già prima delle 5 nel settore internazionale per le operazioni di registrazione degli 80 passeggeri, di cui 3 in business class, del volo con destinazione Buenos Aires (AZ6680), un Boeing 777/200 capace di 291 posti che ha registrato una mezz'ora di ritardo. Lo stesso nell'aerostazione nazionale per il volo AZ2008 delle 6.30 diretto a Linate con 30 passeggeri, partito in orario. Subito dopo, nella fascia delle 7, è toccato ai collegamenti per Parigi (primo volo europeo alle 7 in perfetto orario, con 23 passeggeri), Milano, Vienna, e via via per tutti gli altri. I primi 14 arrivi a Fiumicino della «nuova Alitalia», a cominciare dal primo collegamento nazionale da Palermo, sono aerei con la livrea AirOne, tutti provenienti da aeroporti nazionali; il primo con i colori verde-bianco-rosso è invece l'AZ1356 da Trieste delle 8.10.

A MILANO - Da Milano Malpensa è invece decollato in orario il volo Alitalia per San Paolo del Brasile delle 6:10, secondo volo della nuova Alitalia a decollare questa mattina da uno scalo italiano. L'aeromobile è un Boeing 777, la sigla AZ 676, con solo 64 passeggeri sui 290 che il Boeing potrebbe trasportare. Ciò è dovuto, secondo la compagnia, al fatto che si tratta di un volo straordinario. L'orario consueto è infatti quello delle 23:50 ma ieri sera il volo è stato rinviato a stamattina per le operazioni di passaggio dalla vecchia alla nuova compagnia.

IL PRIMO VOLO NAZIONALE - Il primo volo nazionale della compagnia, il Palermo-Roma (l'AP2853), è atterrato all'aeroporto di Fiumicino alle 7.20 con dieci minuti di ritardo sull'orario in programma. E' anche stato il primo in assoluto ad atterrare, visto che gli aerei con destinazione Sud America sono tutt'ora in volo. «Sono molto emozionato di avere dato il via, seppure casualmente, a questa nuova era dell'aviazione civile del paese», ha detto il comandante Massimiliano Canterini, 41 anni, da nove in AirOne. A bordo del volo 159 passeggeri tra cui molti politici, costretti ad una lavataccia dalla soppressione dei due collegamenti successivi di Alitalia tra Palermo e Roma. E a fare le spese dei primi tagli dei voli sono stati anche molti cittadini. «Non è un buon inizio - commenta Maria Caliri, docente universitaria palermitana in viaggio per New York - mi hanno avvertito solo ieri che il mio aereo delle 7.20 Alitalia per Roma era stato soppresso e che avrei dovuto prendere questo AirOne delle 6.10. Non mi pare un disservizio da poco». «E temo - aggiunge - che ci saranno problemi, almeno per oggi, anche per l'accredito dei punti millemiglia Alitalia per chi ha volato AirOne». «Sono disagi comprensibili - commenta Carmelo Rampolla, dirigente di una multinazionale, anche lui in viaggio per Roma - cerchiamo di essere ottimisti, sono certo che la privatizzazione porterà una maggiore efficienza». Poco incline all'ottimismo il portavoce di Italia dei Valori Leoluca Orlando, tra i passeggeri. «Questa della nuova Alitalia - commenta - è un'operazione assolutamente negativa per il paese e a farne le spese saranno i cittadini, costretti a pagare il regalo che Berlusconi ha fatto ai suoi amici imprenditori».

SACCONI: «RIFORMARE «Credo che si debba garantire la continuità del servizio. Io penso che sia davvero giunta l'ora di riformare, come ho già annunciato, la regolazione dello sciopero nei servizi di pubblica utilità». Lo ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, oggi a margine di Pitti Uomo rispondendo ad una domanda sulle agitazioni dei dipendenti Alitalia che anche stamani hanno provocato la cancellazione di alcuni voli. «Gli strumenti attuali - ha precisato Sacconi -come ha dimostrato il ministro Matteoli verranno utilizzati, come anche la commissione di garanzia per il diritto di sciopero ha affermato».


Le organizzazioni sindacali sollecitano ora il governo alla liberalizzazione dei diritti di traffico così da permettere ad altre compagnie di avviare nuovi collegamenti da Malpensa verso destinazioni internazionali. Ritardi nei voli - e qualche cancellazione (7 partenze e 4 arrivi cancellati e ritardi medi di 40 minuti) - sono stati segnalati anche a Linate. E a Fiumicino hanno deciso di alzare la voce i lavoratori della Cooperativa S.A.R. (Servizi Automobilistici Roma) che era addetta al trasporto di piloti e assistenti di volo della vecchia Alitalia (venivano accompagnati nel tragitto tra la capitale e l'aeroporto; ora devono utilizzare mezzi propri): una trentina di operatori staziona ha urlato slogan e cecato di rallentare il passaggio dei mezzi: «Era un servizio che portavamo avanti da trent'anni e quindi ci sentivamo parte di questa azienda - dice Giulio Menghini, presidente della Cooperativa - abbiamo sempre operato in maniera corretta, senza mai neppure mezz'ora di sciopero. Questo è il ringraziamento per i 200 i lavoratori coinvolti».

«ULTIME MANIFESTAZIONI» - «Credo che siano le ultime manifestazioni che riguardano una minima parte dei problemi che abbiamo dovuto affrontare dal punto di vista sindacale» è stato il commento del presidente di Cai-Alitalia, Roberto Colaninno, intervenuto a Panorama del giorno. «Lufthansa ed Air France sono due grandi multinazionali, hanno le loro strategie e le loro tattiche - ha poi detto Colaninno tornando sul perché alla fine la scelta della partnership internazionale sia caduta sui transalpini -. Air France si è aperta a noi circa un mese e mezzo fa, ha gestito rapporti concreti, e ci siamo trovati a discutere di contratti e condizioni. Con Lufthansa invece nonostante le mie telefonate non sono mai riuscito ad avere un appuntamento con il presidente e l'ad della compagnia. Lufthansa ha diritto ad avere una sua strategia, ma anche noi ad avere la nostra. Noi abbiamo ricevuto due lettere di Lufthansa, la seconda è arrivata solo ieri a mezz'ora dal Cda».

SACCONI: «NUOVE REGOLE PER GLI SCIOPERI» - Dopo le ultime agitazioni il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha osservato che «si deve garantire la continuità del servizio. Penso - ha aggiunto - che sia davvero giunta l'ora di riformare, come ho già annunciato, la regolazione dello sciopero nei servizi di pubblica utilità».

A FIUMICINO - All'aeroporto di Fiumicino i primi banchi di check-in Alitalia hanno aperto già prima delle 5 nel settore internazionale per le operazioni di registrazione degli 80 passeggeri, di cui 3 in business class, del volo con destinazione Buenos Aires (AZ6680), un Boeing 777/200 capace di 291 posti che ha registrato una mezz'ora di ritardo. Lo stesso nell'aerostazione nazionale per il volo AZ2008 delle 6.30 diretto a Linate con 30 passeggeri, partito in orario. Subito dopo, nella fascia delle 7, è toccato ai collegamenti per Parigi (primo volo europeo alle 7 in perfetto orario, con 23 passeggeri), Milano, Vienna, e via via per tutti gli altri. I primi 14 arrivi a Fiumicino della «nuova Alitalia», a cominciare dal primo collegamento nazionale da Palermo, sono aerei con la livrea AirOne, tutti provenienti da aeroporti nazionali; il primo con i colori verde-bianco-rosso è invece l'AZ1356 da Trieste delle 8.10.

A MILANO - Da Milano Malpensa è invece decollato in orario il volo Alitalia per San Paolo del Brasile delle 6:10, secondo volo della nuova Alitalia a decollare questa mattina da uno scalo italiano. L'aeromobile è un Boeing 777, la sigla AZ 676, con solo 64 passeggeri sui 290 che il Boeing potrebbe trasportare. Ciò è dovuto, secondo la compagnia, al fatto che si tratta di un volo straordinario. L'orario consueto è infatti quello delle 23:50 ma ieri sera il volo è stato rinviato a stamattina per le operazioni di passaggio dalla vecchia alla nuova compagnia.

IL PRIMO VOLO NAZIONALE - Il primo volo nazionale della compagnia, il Palermo-Roma (l'AP2853), è atterrato all'aeroporto di Fiumicino alle 7.20 con dieci minuti di ritardo sull'orario in programma. E' anche stato il primo in assoluto ad atterrare, visto che gli aerei con destinazione Sud America sono tutt'ora in volo. «Sono molto emozionato di avere dato il via, seppure casualmente, a questa nuova era dell'aviazione civile del paese», ha detto il comandante Massimiliano Canterini, 41 anni, da nove in AirOne. A bordo del volo 159 passeggeri tra cui molti politici, costretti ad una lavataccia dalla soppressione dei due collegamenti successivi di Alitalia tra Palermo e Roma. E a fare le spese dei primi tagli dei voli sono stati anche molti cittadini. «Non è un buon inizio - commenta Maria Caliri, docente universitaria palermitana in viaggio per New York - mi hanno avvertito solo ieri che il mio aereo delle 7.20 Alitalia per Roma era stato soppresso e che avrei dovuto prendere questo AirOne delle 6.10. Non mi pare un disservizio da poco». «E temo - aggiunge - che ci saranno problemi, almeno per oggi, anche per l'accredito dei punti millemiglia Alitalia per chi ha volato AirOne». «Sono disagi comprensibili - commenta Carmelo Rampolla, dirigente di una multinazionale, anche lui in viaggio per Roma - cerchiamo di essere ottimisti, sono certo che la privatizzazione porterà una maggiore efficienza». Poco incline all'ottimismo il portavoce di Italia dei Valori Leoluca Orlando, tra i passeggeri. «Questa della nuova Alitalia - commenta - è un'operazione assolutamente negativa per il paese e a farne le spese saranno i cittadini, costretti a pagare il regalo che Berlusconi ha fatto ai suoi amici imprenditori».

SACCONI: «RIFORMARE «Credo che si debba garantire la continuità del servizio. Io penso che sia davvero giunta l'ora di riformare, come ho già annunciato, la regolazione dello sciopero nei servizi di pubblica utilità». Lo ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, oggi a margine di Pitti Uomo rispondendo ad una domanda sulle agitazioni dei dipendenti Alitalia che anche stamani hanno provocato la cancellazione di alcuni voli. «Gli strumenti attuali - ha precisato Sacconi -come ha dimostrato il ministro Matteoli verranno utilizzati, come anche la commissione di garanzia per il diritto di sciopero ha affermato».


 
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Sion83
view post Posted on 15/1/2009, 09:26




Fermata nave di pacifisti
I soldati israeliani entrano a Gaza City, migliaia di civili palestinesi in fuga
Nuovi raid aerei, ripreso lancio di razzi su Israele. Proseguono gli sforzi diplomatici per tregua

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GAZA - Soldati israeliani, appoggiati da elicotteri, carri armati e artiglieria pesante, sono entrati mercoledì mattina nei quartieri densamente popolati di Gaza City. Migliaia di civili palestinesi sono fuggiti dalle loro case, alcuni ancora in pigiama altri spingendo anziani su sedie a rotelle. Nella notte sono proseguiti i raid aerei israeliani che hanno causato la morte di almeno sedici palestinesi, tra i quali un ragazzo di 13 anni, affermano fonti mediche locali. Altre cinque persone sono rimaste ferite in un attacco contro una moschea di Rafah.

RAZZI - All'alba sono ripresi i lanci di razzi su Israele. Gli ordigni, almeno 14, hanno colpito diverse località israeliane senza però provocare danni o vittime

TREGUA - Per quanto riguarda gli sforzi diplomatici per giungere a una tregua - mercoledì si è fatto un passo avanti con il parziale sì di Hamas - il generale della riserva Amos Gilad, capo nei negoziatori israeliani si recherà al Cairo per discutere con i capi dei servizi di sicurezza egiziani in piano per il cessate il fuoco, che coinvolga anche il controllo del traffico d'armi tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Stati Uniti e Israele sono infatti vicini alla firma di un'intesa per bloccare il contrabbando di armi nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz, precisando che il documento potrebbe essere firmato entro venerdì.

NAVE PACIFISTA - Nella notte quattro unità della Marina israeliana hanno intercettato a un centinaio di miglia a nord di Gaza la «Spirit of Humanity», la nave dell'organizzazione pacifista Free Gaza con a bordo 21 persone tra cui medici, giornalisti, politici (anche Francesco Caruso, eurodeputato di Rifondazione comunista) e 200 casse di aiuti. Fonti dell'ong hanno riferito che dopo che le unità israeliane hanno minacciato di far fuoco, l'imbarcazione, che batte bandiera greca, ha fatto rotta verso Cipro.


15 gennaio 2009
 
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"Saga"
view post Posted on 15/1/2009, 09:34




l'inchiesta
Sele, tre autorità di bacino per un fiume
E il Po, dieci volte più lungo? Una sola
Una gestisce la sponda destra del corso d'acqua campano, una la sinistra, una coordina


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SALERNO — Provate a immaginarveli, i due fiumi. Uno, il Po, è lungo 652 chilometri e ha un bacino che interessa ben otto regioni. L'altro, il Sele, di chilometri prima di gettarsi in mare ne deve percorrere appena 65, e in quanto a competenza è affare che interessa solo la Campania e la Basilicata. A immaginarli così come sono, tra i due non c'è ovviamente paragone. E invece, a spulciare tra leggi regionali, delibere, decreti e documenti vari, si scopre che occuparsi del Sele è una rogna che quelli del Po manco se la sognano. E sì, ché mentre per gestire il più importante fiume italiano è sufficiente una sola autorità di bacino, per il Sele — dieci volte più piccolo — ne servono addirittura tre. Una per sponda («Autorità di bacino destra Sele» e «Autorità di bacino sinistra Sele») e un'altra a collegare tutti, l'«Autorità di bacino interregionale del fiume Sele».

La storia, per chi in parte se la ricorda, ha un suo antefatto. È il gennaio di un anno fa, e in un provvedimento emesso nell'ambito di un'inchiesta su presunti concorsi truccati (quella che passerà alle cronache come l'indagine sul «sistema Udeur»), il giudice per le indagini preliminari di Santa Maria Capua Vetere solleva il caso. Scrive, Francesco Chiaromonte, che il secondo fiume della Campania e del Sud ha una particolarità. Come ogni fiume, il Sele ha due sponde.

E, come può accadere solo in Campania, ha un ente per ogni riva con il compito di gestire il corrispondente bacino. Le ragioni? «Francamente inimmaginabili», chiosa il gip. O forse no, visto che i due enti «svolgono autonomi concorsi e gare d'appalto per le ragioni più varie». Insomma, c'è il doppio dei posti. Quel che il giudice non sa (o, meglio, che è affare estraneo alle richieste su cui si deve pronunciare) è che le authority in realtà sono tre. Ci sono quelle di destra e di sinistra (l'ultimo è l'ente dove un ingegnere bocciato perché «troppo ignorante » verrà poi riciclato come geometra), ma c'è — soprattutto — l'autorità di bacino interregionale. Che ha un suo senso, per carità, dal momento che il bacino idrografico del Sele è questione che interessa anche la Basilicata. Ma che — messa accanto alle altre — fa un totale di tre authority per un solo fiume. Un po' troppo, se si pensa che per il Po ne basta una sola, seppur di rilievo nazionale. E che ci sia qualcosa che non vada lo conferma lo stesso assessore all'Ambiente della Regione Campania Walter Ganapini: «Tre autorità di bacino mi sembrano un'esagerazione, una è più che sufficiente ». L'ipotesi era quella di un accorpamento che salvaguardasse tutte le professionalità (beninteso, è il numero di enti a far discutere, non la capacità di chi ci lavora): il caso è finito all'attenzione del Ministero dell'Ambiente che sta riorganizzando il settore, già pronti i tagli. La storia delle tre autorità di bacino per un solo fiume è un racconto che parte quattordici anni fa e attraversa le giunte regionali d'ogni colore, dal centrodestra al centrosinistra. La motivazione ufficiale della loro creazione è l'«ottica di distribuzione provinciale », cioè quella di affidare ad ogni ente un bacino di competenza. «Ma la storia è tutt'altra», spiega Walter Ganapini, uno che almeno ha il coraggio di dire ciò che tutti all'interno delle autorità sussurrano ma che nessuno è disposto ad ammettere. E cioè che — come sospettava quel giudice un anno fa — la moltiplicazione delle authority risponde a una «logica clientelare».

Così, tanto per fare un esempio, è sufficiente andarsi a rileggere le linee guida alla base dei progetti stralcio di tutte e tre le autorità. L'obiettivo primario — ovviamente — è la tutela delle acque del fiume. Ognuno per la sua competenza. Ora, come si faccia a tutelare solo una parte di acqua che poi si mescola con l'altra confluendo nello stesso fiume è concetto che non viene spiegato in alcun documento: e non dev'essere cosa da poco, se lo stesso assessorato all'Ambiente reputa «decisamente più opportuna» una gestione unificata. Cioè un solo ente. Un solo ente, tra l'altro, consentirebbe anche un significativo «risparmio di risorse». E sì, perché queste strutture, ovviamente, costano. E i costi, nel caso del fiume Sele, sono moltiplicati per tre. L'«Autorità di bacino sinistra Sele», nel 2008, ha sottoscritto tre consulenze ed erogato fondi ad altri 45 esperti di cui si è avvalsa: una spesa complessiva di 183.330 euro e 41 centesimi, con compensi che arrivano fino ai 26.910 euro riconosciuti con la «determina » numero 89/2008 a un'ingegnera che s'è occupata del «rischio idraulico». Sull'altra sponda del fiume, di consulenze pubbliche non c'è traccia. C'è invece un appalto — relativo al «Piano stralcio per la tutela della costa» — assegnato il 31 maggio 2007 a un'associazione temporanea di imprese composta da Vams ingegneria srl, Cspan srl e Progettazioni integrate srl. Un altro bando da 185.000 euro («Aggiornamento del vigente piano stralcio per l'assetto idrogeologico del territorio») doveva scadere il 21 aprile 2008. A chi cercasse informazioni sul sito ufficiale dell'autorità di bacino, risulterà invece ancora attivo. I consulenti, ovviamente, li utilizza anche l'autorità interregionale. E, a seconda dell'esperienza e della competenza necessarie per i singoli incarichi, si avvale di professionisti diversi. Ci sono i junior, che guadagnano 150 euro ogni ventiquattr'ore e lavorano 156 giorni, per un totale di 23.000 euro. E ci sono i senior, che ovviamente costano di più. Quanto? Lo rivela un decreto del 28 marzo 2007 che ha come oggetto proprio la «nomina dei consulenti senior »: percepiscono 250 euro (cioè più o meno mezzo milione di lire del vecchio conio) al giorno, per un totale di 13.000 euro in 52 giorni, tetto massimo di permanenza. I contratti specificano che si tratta di un «incarico occasionale» (le consulenze lo sono per loro natura), ma non escludono espressamente che se ne possa ottenere un altro successivamente. Soldi per le authority arrivano anche dai fondi europei attraverso la linea di co-finanziamento del programma comunitario Life. Solo che — in questo caso — non sempre i progetti hanno il via libera. E così accade ad esempio che, quando l'autorità di bacino interregionale elabora il «Progetto trota» e stima in 620.000 euro i fondi necessari al suo finanziamento, dall'altro lato rispondano picche. Con tanto di (diplomatica?) motivazione ufficiale: «Mancanza di fondi».

Gianluca Abate
14 gennaio 2009
 
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"Shura"
view post Posted on 16/1/2009, 09:56




L'ultimo bilancio dal fronte: 1.105 vittime e 5.130 feriti
Israele non ferma i bombardamenti
23 cadaveri sotto le macerie a Gaza
Colpiti almeno 40 nuovi obiettivi nella Striscia.
I soccorritori trovano altri morti sotto le case distrutte


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GAZA - Non si fermano gli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza: i mezzi dell'aeronautica hanno colpito ancora 40 obiettivi del movimento islamico Hamas, stando a quanto riferito da un portavoce militare. Tra i bersagli, depositi di armi, tunnel usati per il contrabbando attraverso il confine tra Egitto e Striscia di Gaza, e postazioni dalle quali vengono lanciati i razzi contro il territorio dello stato ebraico. Fonti palestinesi a Gaza hanno aggiornato il bilancio dell'offensiva militare israeliana a 1.105 morti e 5.130 feriti. I soccorritori hanno recuperato 23 cadaveri sotto le macerie di un quartiere di Gaza devastato giovedì dai combattimenti violenti tra l’esercito israeliano e i guerriglieri palestinesi. Lo hanno indicato fonti sanitarie palestinesi.

ISRAELE: «SIAMO ALL'ATTO FINALE» - Il portavoce del primo ministro israeliano Ehud Olmert, Mark Regev, ha detto che l'offensiva di Israele nella Striscia di Gaza starebbe entrando nel suo «atto finale». Riferendosi agli inviati mandati al Cairo e a Washington oggi per discutere dei termini del cessate il fuoco con Hamas, Regev ha detto «c'è da sperare che siamo all'atto finale, quando saremo informati da Gilad (Amos, inviato al Cairo, n.d.r.) e Livni (Tzipi, ministro degli Esteri in visita oggi a Washington). Ci potrebbe essere un incontro plenario del gabinetto di sicurezza e decisioni usciranno da questo». Ufficiali della sicurezza israeliana dicono che il gabinetto potrebbe riunirsi tra venerdì e sabato.

FRONTE DIPLOMATICO: LA LIVNI A WASHINGTON - Israele intanto chiede garanzie da parte degli stati esteri affinché qualunque accordo per porre termine alla sua offensiva in corso da tre
Manifestazione anti-israeliana nelle Filippine (Ap)
Manifestazione anti-israeliana nelle Filippine (Ap)
settimane nella Striscia di Gaza comporti la fine del contrabbando di armi ai militanti di Hamas. Il ministro degli Esteri Tzipi Livni si è recata per dei colloqui in questo senso a Washington, maggiore sostenitore di Israele, a cinque giorni dall'insediamento di Barack Obama come presidente degli Usa. Il movimento estremista palestinese Hamas ha invece proposto un cessate-il-fuoco di un anno con Israele in cambio di un ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e della sospensione del blocco imposto all’enclave. Lo ha riferito un alto responsabile di Hamas. Il numero due dell’ufficio politico di Hamas, Moussa Abou Marzouk, che vive a Damasco, ha riferito che l’offerta è stata fatta da una delegazione del movimento alle autorità egiziane durante un incontro al Cairo e ha aggiunto che ora Hamas aspetta una risposta da Israele.

NO DI ISRAELE AD ALCUNI CONDIZIONI POSTE DA HAMAS - Israele avrebbe già respinto senza mezzi termini alcune delle condizioni previste nella proposta di cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza, presentata da Hamas all'Egitto, e sta premendo perchè siano modificate: in particolare, lo Stato ebraico non accetta la durata di un anno, fissata per la tregua dal gruppo radicale palestinese, nè i termini relativi alla gestione dei valichi di confine dell'enclave. Le stesse fonti hanno aggiunto che la nuova missione al Cairo del generale Amos Gilad, consigliere politico del ministro della Difesa israeliano Ehud Olmert, è appunto finalizzata a sottoporre la posizione dello Stato ebraico ai mediatori egiziani. Tra Israele e Hamas non vi è infatti il benché minimo contatto diretto.
 
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Sion83
view post Posted on 27/1/2009, 10:00




Thomas Lubanga, capo dell'Unione patriottica congolese
Si è aperto il primo processo per aver arruolato bambini-soldato in Congo
L'accusa di aver costretto minori di 15 anni a uccidere o essere eliminati a loro volta in scontri tribali

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CITAZIONE
L'AIA - Alla Corte penale internazionale (Cpi) si è aperto lunedì il processo a Thomas Lubanga, capo di una milizia del Congo accusato di aver utilizzato bambini-soldato per massacrare una tribù rivale. Lubanga, fondatore e leader dell'Unione patriottica congolese (Upc) nel distretto di Ituri, è il primo a essere processato per questo tipo di crimine.

SCONTRI HEMA-LENDU - Lubanga nega di aver costretto minori di 15 anni a uccidere membri dell'etnia lendu durante la guerra in Congo dal 1998 al 2003. I pubblici ministeri della Cpi sostengono che bambini-soldato, reclutati dall'Upc, siano stati invece coinvolti nelle ostilità tra settembre 2002 e il agosto 2003 e che alcuni di loro siano stati costretti a uccidere i rivali o a essere a loro volta eliminati. Per Bukeni Waruzi, coordinatore in Africa centro-orientale del gruppo per i diritti umani Witness, oltre 30 mila bambini hanno partecipato al conflitto, molti di loro erano stati drogati per commettere i crimini. Le violenze etniche nella regione dell'Ituri tra gli hema e i lendu e le lotte tra milizie rivali per il controllo delle risorse naturali (in particolare le miniere d'oro) hanno ucciso oltre 60 mila persone dal 1999 olter ad aver provocato centinaia di migliaia di rifugiati. Lubanga, 48 anni, è stato consegnato alla Cpi nel 2006.

 
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11 replies since 7/1/2009, 12:47   142 views
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